Epilessia, cosa sappiamo di un disturbo neurologico tra i più diffusi

L’epilessia è una delle malattie neurologiche più frequenti e diffuse a livello planetario. Si caratterizza per l’insorgenza di crisi epilettiche o comiziali, le quali possono essere parecchio pericolose per chi le subisce. Approfondiamo l’argomento e capiamo meglio di cosa si tratta

 

Uno dei termini medici più noti anche tra chi non tratta lo studio di questo settore, nonché uno di quelli in grado di creare subito un sentimento di ansia e preoccupazione.

Stiamo parlando dell’epilessia, disturbo neurologico tra i più diffusi e caratterizzato dalla predisposizione all’insorgenza di quelle vengono definite crisi epilettiche o comiziali.

In Italia, a soffrire di questa malattia neurologica sono circa 500.000 persone, ovvero l’1% della popolazione dello Stivale.

Proviamo a capire con quale realtà essi sono chiamati a confrontarsi ogni giorno, quale sia la causa alla base dell’epilessia e quali i rimedi e le cure che si possono adottare.

Epilessia, forme e cause

L’epilessia, come anticipato, è una malattia neurologica che si caratterizza per il manifestarsi di crisi epilettiche, le quali sono un evento clinico suscitato da una scarica elettrica anomala a livello della corteccia cerebrale.

Tale scossa può essere localizzata in un punto preciso o diffusa e, ancora, può essere asintomatica o la causa iniziale di disturbi più profondi e pesanti.

Ragazzo disperato
Immagine | Unsplash @JeremyPerkins – Importpharma.it

Per questo, nei soggetti affetti da epilessia ciò che si cerca di ottenere è una riduzione o, ancor meglio, l’eliminazione definitiva delle crisi epilettiche.

Sono proprio queste ultime, infatti, a spaventare più di tutto il paziente e a rivelarsi parecchio pericolose.

Avere una crisi epilettica nell’esatto momento in cui si stanno svolgendo delle determinate azioni può risultare estremamente dannoso, sia per chi soffre la crisi che per chi si trova nei dintorni in quell’istante.

In medicina, le crisi epilettiche vengono solitamente distinte in due classi: le crisi parziali (o focali, ndr) e le crisi generalizzate.

Le prime, le crisi parziali, trovano origine da un focolaio epilettogeno che si sviluppa in una regione precisa della corteccia cerebrale, ovvero in un’area che possiede quella che viene definita scientificamente un’anomala eccitabilità.

La manifestazione di queste crisi dipende, quindi, direttamente dall’area interessata.

Discorso diverso per le crisi generalizzate, le quali coinvolgono, invece, l’intera corteccia cerebrale e comportano come effetto una totale perdita di coscienza.

A differenziarsi sono anche le cause all’origine delle crisi epilettiche e, quindi, dell’epilessia.

Esse, infatti, cambiano in base al fatto che si tratti di una forma parziale o di una forma generalizzata.

Per esempio, nell’epilessia focale sintomatica la causa più comune è una presenza di lesioni strutturali.

Si tratta di aree emorragiche, ischemiche, tumori o cicatrici dovute a traumi e interventi chirurgici effettuati in passato. In questo caso, si classifica l’epilessia come parziale secondaria o sintomatica.

Si parla, invece, di epilessia focale criptogenica quando gli esami come la risonanza magnetica o la TC non riescono a mostrare la presenza di alcuna lesione strutturale, seppure ci sia una evidenza clinica o strumentale dell’origine delle crisi da un’area cerebrale specifica.

E ancora, nell’epilessia generalizzata esistono pure le cosiddette forme idiopatiche, ovvero quelle in cui si pensa che il paziente abbia una ridotta soglia epilettogena a causa di una predisposizione individuale o ereditaria.

Per questo, la corteccia cerebrale di tali persone può ritrovarsi coinvolta in una crisi epilettica, anche senza che prima si siano verificate delle cause scatenanti o si siano avvertiti specifici stimoli esterni.

A dare origine all’epilessia possono essere, inoltre, anche alcune condizioni predisponenti, come l’abuso di psicofarmaci o l’astinenza, oltre che i disturbi metabolici o elettrolitici e l’etilismo cronico o acuto.

È in presenza di questi fattori predisponenti o di un evento cerebrale recente che si parla di crisi sintomatica acuta.

Sintomi e trattamenti

Così come già spiegato per le cause, anche i sintomi variano in base al diverso tipo di epilessia del quale si soffre e, quindi, dall’area cerebrale interessata.

I più comuni sono senza ombra di dubbio i movimenti anomali, un senso di formicolio, un insieme di disturbi sensitivi e una certa difficoltà a parlare, oltre che continui scatti corporali.

Scossa elettrica a un nucleo, immagine creata al computer
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Questi sintomi cambiano a seconda che a essere coinvolta sia l’aria motoria, sensitiva o del linguaggio della corteccia cerebrale.

Meno diffusi, ma non per questo secondari, sono altri sintomi quali un’alterazione del comportamento, una sensazione di estraneità e déjà-vu e fenomeni visivi o gustativi di varia tipologia.

Focalizzando l’attenzione sulle crisi generalizzate, i tipi più comuni sono le assenze (definite anche come “piccolo male”, ndr) e le crisi tonico-cloniche (“grande male”, ndr).

Quando a verificarsi sono delle crisi di assenza, il soggetto colpito diventa improvvisamente incosciente, pur mantenendo spesso gli occhi aperti. Esso, solitamente, non cade però al suolo e non mostra alcun disturbo motorio.

Discorso opposto per le crisi tonico-cloniche, in cui alla perdita di coscienza si legano anche diverse contrazioni muscolari in tutto il corpo, le quali provocano come conseguenza la caduta a terra del soggetto interessato.

In quest’ultimo caso, si riscontra spesso una contrattura mandibolare, oltre che una cianosi temporanea del viso con ingombro respiratorio.

Meno diffuse, ma comunque esistenti, sono poi le crisi toniche, atoniche e miocloniche.

Passando a parlare delle cure necessarie per chi soffre di epilessia, esse possono essere messe in atto solamente dopo aver diagnosticato correttamente la malattia.

Per questo, è necessario rivolgersi a una clinica specialistica, nella quale effettuare esami diagnostici specifici quali un elettroencefalogramma (la EEG, ndr) e una risonanza magnetica dell’encefalo o, in alternativa, una TC.

L’elettroencefalogramma permette, infatti, di registrare l’attività elettrica cerebrale, evidenziando così eventuali anomalie.

La risonanza magnetica dell’encefalo consente, invece, di ricercare o escludere la presenza di una patologia cerebrale strutturale.

Fondamentale sono, inoltre, un’accurata visita neurologica e la raccolta anamnestica.

Ottenuta la conferma da parte di un medico specialista di essere affetti da epilessia, si può dunque procedere con i trattamenti più indicati.

Per prima cosa, bisogna cercare di rimuovere tutti i possibili fattori scatenanti delle crisi epilettiche, come l’abuso di psicofarmaci, droghe o alcol.

Se ciò non dovesse bastare o se questi elementi non dovessero essere le cause, si potrebbe ricorrere a un trattamento farmacologico, la cui finalità è quella di tenere sotto controllo o eliminare le crisi.

In alcuni casi, i medici possono indicare anche di ricorrere a un trattamento chirurgico.

Stando ai dati dichiarati, farmaci o chirurgia riescono a mantenere efficacemente sotto controllo l’epilessia nell’80% dei pazienti.

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