Doping, cos’è e quali sono gli effetti

Tutto sul doping e gli effetti che può avere sul corpo umano, informazioni complete, comprensibili e aggiornate sul fenomeno del doping e la sua storia.

Il doping è una pratica sleale che mira ad aumentare artificialmente le performance degli atleti attraverso l’uso di sostanze proibite. Va contro non solo i valori etici dello sport, ma anche quelli della scienza medica.

Il termine stesso “doping” trova origine dalla parola inglese “dope”, che inizialmente indicava una miscela di vino e tè che gli schiavi americani consumavano regolarmente per mantenersi attivi e lavorare duro.

Ma il doping non è affatto un fenomeno moderno. Già nell’antichità si faceva ricorso a sostanze e metodi volti a migliorare le prestazioni sportive. Ad esempio, durante le Olimpiadi del 668 a.C., vi sono segnalazioni di utilizzo di sostanze eccitanti come funghi allucinogeni.

E persino il celebre medico romano Galeno, vissuto tra il 130 e il 200 d.C., descrisse le sostanze che gli atleti di allora assumevano per ottenere performance migliori.

Se nelle civiltà antiche si faceva ricorso a funghi, piante e bevande stimolanti, nel XIX secolo si assistette a un incremento dell’uso di sostanze come

  • alcool,
  • stricnina,
  • caffeina,
  • oppio,
  • nitroglicerina,
  • trimetil

Fu proprio quest’ultima a provocare la prima morte documentata per doping nel 1886, la tragica fine del ciclista Linton.

Tra le sostanze vietate rientrano

  • gli steroidi
  • gli ormoni della crescita, solo per citarne alcuni esempi.

Tuttavia, il doping può anche comprendere altri metodi, come ad esempio:

  • l’aumento dell’ossigeno nel flusso sanguigno tramite trasfusioni di sangue.

L’atto del doping comporta il consumo di sostanze artificiali e spesso illegali al fine di ottenere un vantaggio nelle competizioni sportive. Parliamo di

  • steroidi anabolizzanti,
  • ormoni della crescita umana,
  • stimolanti
  • diuretici

L’Agenzia mondiale antidoping (WADA) è responsabile di aggiornare costantemente l’elenco delle sostanze e dei metodi proibiti. Attualmente, tale elenco comprende

  • sostanze non approvate,
  • agenti anabolizzanti,
  • ormoni peptidici,
  • fattori di crescita,
  • sostanze correlate e mimetici,
  • agonisti della beta-2,
  • modulatori ormonali e metabolici,
  • diuretici e agenti mascheranti,
  • manipolazione del sangue e dei suoi componenti,
  • manipolazione chimica e fisica,
  • doping genetico e cellulare,
  • stimolanti,
  • narcotici,
  • glucocorticoidi
  • beta-bloccanti.

L’utilizzo di ormoni steroidei può:

  • compromettere la resistenza
  • compromettere l’elasticità dei tendini,
  • aumentando pertanto il rischio di rottura
  • può agevolare la formazione di coaguli sanguigni,
  • aumentando il pericolo di infarti
  • aumentando il rischio di complicazioni cardiovascolari.

Le anfetamine, invece, possono scatenare una serie di problemi di salute, tra cui:

  • ipertensione,
  • aritmie cardiache,
  • crisi convulsive,
  • vomito,
  • dolori addominali,
  • emorragie cerebrali,
  • psicosi,
  • dipendenza
  • morte.

La cocaina agisce inibendo l’assorbimento della dopamina nelle sinapsi e ciò può portare a gravi effetti collaterali, quali:

  • aritmie cardiache,
  • infarti,
  • ipertensione o ipotensione,
  • ansia,
  • depressione,
  • attacchi di panico,
  • aggressività,
  • irritabilità,
  • tossicosi psicotica,
  • tremori,
  • convulsioni,
  • alterazione dei riflessi,
  • mancanza di coordinazione motoria,
  • paralisi muscolare,
  • respirazione irregolare,
  • dipendenza
  • morte.

Doping: il paradosso tra performance e rischi per la salute

Le disposizioni normative nel mondo dello sport:

  • pongono un divieto assoluto al doping,
  • stabiliscono in maniera rigorosa quali farmaci e dosaggi sono consentiti
  • impongono agli atleti l’obbligo di sottoporsi a controlli antidoping.
    • l’analisi delle urine
    • in alcuni casi, anche del sangue.
    • gli atleti che risultano positivi vengono quindi squalificati per un determinato periodo di tempo
    • Ii caso di recidiva possono subire una squalifica a vita.
Atlete che si sfidano in corsa e salto
Foto | IPGGutenbergUKLtd @Canva – importopharma.it

È un dato di fatto che circa l’1-2% dei campioni sportivi risulti positivo all’utilizzo di sostanze proibite. Per contestualizzare meglio, si prevede che circa 10.500 atleti si dirigeranno verso le imminenti Olimpiadi di Parigi nel 2024. Pertanto, ci si aspetterebbe che tra 105 e 210 di questi atleti risultino positivi ai test antidoping.

Tuttavia, emerge una stima che la percentuale effettiva possa essere considerevolmente più alta. Incredibilmente, uno studio condotto nel 2011 ha rivelato che il 57% dei concorrenti ha ammesso di aver fatto uso di sostanze dopanti nell’anno precedente. Considerando che tali sostanze vengono assunte all’inizio dell’anno, risulta impossibile rilevare la loro presenza nei mesi successivi, permettendo così agli atleti di sfuggire alla loro individuazione. Ciò consente loro di trarre ancora vantaggio dagli effetti migliorativi delle prestazioni.

Nel 1998 il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e le federazioni sportive nazionali decisero di sfidare il doping e così diedero vita a un’organizzazione chiamata Agenzia Mondiale Anti-Doping (WADA www.wada-ama.org). Questo gruppo di luminari finanziò e collaborò con le nazioni di tutto il mondo per creare programmi al fine di individuare e abbattere il doping nel mondo degli atleti.

Doping: nuove sostanze prese dalla biotecnologia

Nell’arena dello sport, l’integrità riveste un ruolo primario e deve essere preservata come un vero e proprio tesoro. Tuttavia, non possiamo ignorare la dolorosa realtà del doping e la necessità di comprenderne i confini. Esistono diverse sostanze dopanti che vengono spesso utilizzate per migliorare le performance.

Nel passato, nel ciclismo e nello sci di fondo, si è utilizzata l’autoemotrasfusione per incrementare il numero dei globuli rossi e, di conseguenza, facilitare il trasporto di ossigeno ai muscoli.

Le variazioni dell’ematocrito, specialmente l’aumento, possono condurre alla formazione di coaguli sanguigni che, a loro volta, possono causare necrosi dei tessuti ed embolia.

L’introduzione della biotecnologia ha portato sul piatto nuove sostanze dopanti nel mondo dello sport. Ad esempio, l’eritropoietina EPO umana ricombinante, che fa sparire le montagne come per magia, ha fatto scandalo nel ciclismo, scatenando la rabbia dei tifosi durante il Tour de France nel 1998 e nel 1999.

Negli anni ’80, l’ormone dei giganti si è fatto strada nel mercato dello sport, diventando l’erede legittimo degli steroidi anabolizzanti. Questo ormone stimola la crescita corporea e favorisce il rilascio di lipidi dai tessuti adiposi, utilizzandoli come una vera e propria fontana di energia. Nonostante si siano scagliati tutti contro gli effetti positivi sugli atleti, è stato comunque usato moltissimo grazie alla mancanza di un test preciso per smascherarlo.

All’origine, l’ormone della crescita veniva estratto dall’ipofisi dei defunti. L’uso del GH umano ha portato a casi della malattia di Creutzfeldt-Jakob, una brutta malattia cerebrale dovuta a prioni. Per fortuna nel 1985 si è detto basta e il GH umano è stato ritirato dal commercio. Il IGF-1, che è simile alla proinsulina, e sembra essere anche un potente agente anabolizzante. Non è ancora molto utilizzato, ma la ricerca nel campo della biotecnologia sta cercando di scoprire altri possibili utilizzi in cui poter sfruttare l’IGF-1, che non siano il doparsi.

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