Apnee notturne, quando sono pericolose?

Le apnee notturne non sono da prendere sotto gamba. In Italia ci sono circa 6 milioni di persone affette da Sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) ed esistono vari livelli di malattia.

La Sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) o apnea morfeica ostruttiva è un disturbo del sonno in cui si verifica un temporaneo arresto del respiro che può durare anche molti secondi. Secondo i dati disponibili, sono circa sei milioni gli italiani che devono farci quotidianamente i conti. Non si tratta di un disturbo da sottovalutare. Anzi, può avere, se trascurato, effetti molto negativi sulla qualità della vita della persona colpita e sulla sua salute. Nei casi più gravi è, infatti, invalidante e può portare all’insorgere ti altre patologie gravi.

Apnee notturne, la classificazione

Esiste una classificazione delle apnee notturne. Ci sono:

  • Apnea ostruttiva del sonno. È la tipologia più frequente e si concretizza quando una persona presenta frequenti episodi di interruzione del respiro dovuti al restringimento della gola e delle vie aree superiori, cioè i tratti che collegano la gola stessa con la bocca, le narici e le corde vocali.
  • Apnea centrale del sonno. È un caso più raro, che si verifica a causa di problemi neurologici. In questa tipologia di apnee notturne, infatti, il tronco encefalico, deputato a regolare il ritmo della respirazione, risulta meno sensibile all’aumento dei livelli di anidride carbonica presenti nel sangue. Questo lo porta a produrre una respirazione più lenta del necessario.
  • Apnea mista del sonno (ostruttiva e centrale). È una commistione tra le due precedenti tipologie. In questo caso, le apnee dorme sono riconducibili a problemi neurologici e alla chiusura della gola e delle alte vie respiratorie.
Una ragazza a letto con dolori allo stomaco
Immagine | Unsplash @Jonathan Borba – Importpharma.it

Le cause che possono portare all’insorgere di questa patologia sono il sovrappeso, la circonferenza del collo superiore a 40 cm, l’obesità e l’invecchiamento. A essere coinvolte sono persone di tutte le età e di entrambi i sessi, ma risulta più frequente per 49% dei maschi e 24% delle donne di età compresa tra i 35 e i 70 anni.

Gli effetti a breve e lungo periodo

Come detto, non si tratta di una patologia da prendere sotto gamba. Gli effetti a breve termine sono l’aumento della sonnolenza diurna, difficoltà di concentrazione, stanchezza diffusa e causata dal sonno poco riposante. A pesare, però, sono soprattutto gli effetti possibili a lungo termine. Alcuni studi evidenziano un legame tra le apnee notturne e il rischio di avere problemi cognitivi e di sviluppare coaguli implicati nel tromboembolismo venoso profondo. Potrebbero, inoltre, aumentare il rischio cancro. Di certo, se non si interviene in tempo, la patologia rischia di portare con sé ipertensione, cardiopatia, insufficienza renale, problemi al cuore e diabete mellito.

Come si curano le apnee notturne?

L’OSAS è una patologia nota anche se, ad oggi, ancora sottodiagnosticata. Esistono diverse terapie che permettono di conviverci e in alcuni casi di superarla:

  • terapia comportamentale e modifica degli stili di vita
  • terapia posizionale obbligata nel sonno: con piccoli dispositivi elettronici il paziente viene forzato a dormire nelle posizioni in cui non manifestano apnee-ipopnee
  • dispositivi orali MAD (mandibular advancement device): byte che impediscono alla lingua di cadere posteriormente durante il sonno occludendo le vie aeree
  • CPAP (continuous positive airway pressure): ventilatore collegato al paziente tramite una piccola maschera nasale che funziona come stent pneumatico
  • opzione chirurgica otorinolaringoiatrica.
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